SINCOPE E PERDITA DI COSCIENZA
Per sincope si intende una improvvisa perdita di coscienza con incapacità a rimanere in piedi e conseguente caduta a terra. La ripresa della coscienza è in genere spontanea e rapida.
La sincope è dovuta ad una improvvisa riduzione drastica della perfusione ematica cerebrale le cui cause sono principalmente riconducibili a cause cardiache (cardiopatie e/o aritmie) o ad un riflesso vaso-vagale caratterizzato da ipotensione e bradicardia.
Quando dovuta a causa cardiaca, la prognosi della sincope può essere severa e annunciare anche una possibile morte cardiaca improvvisa. Se secondaria ad un riflesso vaso-vagale (svenimento comune) rappresenta un disturbo con prognosi benigna per la vita ma può incidere negativamente sulla qualità della vita. È dunque necessario effettuare una corretta diagnosi.
Il “Centro della Sincope” diretto da Ammirati ha studiato più di 3500 casi di perdita di coscienza introducendo una metodologia diagnostica basata principalmente sulla storia clinica del paziente e sulla scelta ragionata degli esami diagnostici da attivare.
Dal 2004 al 2006 sono stati pubblicati gli studi OESIL (Osservatorio Epidemiologico sulla sincope della Regione Lazio) di cui Ammirati è stato l’inspiratore e il principale investigatore.
Lo studio OESIL1 ha effettuato una fotografia di come venivano gestite le perdite di coscienza negli ospedali dimostrando una assoluta inefficacia diagnostica e l’inappropriato uso di esami diagnostici che venivano effettuati senza tener presente il loro reale potere diagnostico e gli alti costi di impiego di risorse umane e strumentali. Lo studio OESIL 2, introducendo un percorso clinico più appropriato basato su una ipotesi diagnostica iniziale, sull’anamnesi, l’elettrocardiogramma e l’esame obiettivo, ha dimostrato un netto miglioramento delle capacità diagnostiche. L’applicazione della metodologia applicata in tale studio ha precorso quanto riportato dalla prima stesura delle linee guida della Società europea sulla sincope pubblicate nel 2008 di cui Ammirati è stato co-autore. Lo studio OESIL–RISK Score*ha dimostrato come con alcuni semplici criteri clinici elettrocardiografici sia possibile ottenere un punteggio che permette di distinguere una sincope ad alto rischio rispetto ad una sincope di basso rischio. Anche i risultati di questo studio sono stati recepiti dalle linee guida.
Ammirati ha pubblicato studi sul tilt test, esame utile per diagnosticare la sincope vaso-vagale. È stato co-autore del “Protocollo Italiano” per l’esecuzione del tilt test, anch’esso recepito dalle linee guida. Ha scritto articoli sull’utilizzo dei monitoraggi elettrocardiografici prolungati con il loop recorder indossabile e/o impiantabile e sull’efficacia del pacemaker nel trattamento della sincope vasovagale associata a bradicardia.
Ha prodotto “Il Decalogo della Sincope” in collaborazione con il Dott. Michele Bargnole per dare una risposta a 10 problemi clinici aperti e dibattuti sulla sincope.
Ha contribuito tra i primi in Italia alla formalizzazione della “Syncope Unit” per la gestione clinica della perdita di coscienza in Ospedale. È stato nel direttivo del GIMSI (Gruppo Italiano Multidisciplinare sulla Sincope).
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*Oesil risk score Età > 65 anni= 1, assenza di sintomi che annunciano la perdita di coscienza = 1; Ecg non normale =1; storia clinica di precedenti malattie cardiovascolari compresa ipertensione arteriosa=1. Punteggio da 1 a 4. Se minore di 2 (sincope basso rischio); se maggiore di 2 (sincope ad alto rischio).
INTERAZIONE CUORE CERVELLO
Ammirati: “Partendo dalle esperienze cliniche sulla sincope ho maturato la convinzione di uno stretto rapporto fra cuore e cervello. Utilizzando l’elettrocardiogramma, l’elettroencefalogramma, e le riprese video nelle sincopi indotte da tilt test ho dimostrato come un rallentamento del battito cardiaco fino all’arresto del battito e/o un calo drastico della pressione arteriosa determinino un rallentamento fino all’azzeramento dell’attività elettrica della corteccia cerebrale responsabile dello stato di vigilanza causando la perdita di coscienza transitoria. È dimostrato come aritmie cardiache sia lente (Bradicardia) che veloci (Tachicardia) riducendo la perfusione cerebrale possano influenzare l’attività cerebrale e indurre perdita di coscienza”
È inoltre noto che la fibrillazione atriale è una delle principali cause di ictus cerebrale a causa di embolia a partenza dall’atrio sinistro che danneggia il tessuto cerebrale determinando interruzione più o meno prolungata dal flusso ematico cerebrale. È inoltre noto che alcune forme di ictus da cause indeterminate (Ictus Criptogenetico) possano essere causate da fibrillazione atriale misconosciuta in quanto asintomatica o di breve durata. D’altro canto, forti emozioni o stress fisico e psichico, attraverso il sistema nervoso autonomo possono influenzare l’attività cardiaca determinando malattie cardiovascolari come l’ipertensione arteriosa, aritmie o vasospasmo coronarico e infarto del miocardio.
Pertanto, alla luce di queste riflessioni e nella convinzione di una stretta relazione tra cuore e cervello, è nata la necessità di una stretta collaborazione tra cardiologi e neurologi. Ammirati insieme al prof Stefano Strano (cardiologo) e al prof Danilo Toni (neurologo) si è fatto promotore della istituzione di una area “Interazione Cuore-cervello” nell’ambito della Associazione Italiana Aritmologia e Cardiostimolazione. L’attività di questa area si è concretizzata nella costituzione di centri di neurocardiologia in numerosi Ospedali italiani e nella costituzione delle “Rete delle neurocardiologie” tra gli Ospedali con costante scambio di esperienze cliniche, scientifiche e organizzative, progetti di ricerca e con la realizzazione di un congresso annuale a partire dal 2014.